Bonelli e Fratoianni: “continuiamo a crescere, supereremo il 4% con nostra idea di Europa”
Roma, 8 giu. (askanews) – “Continuiamo a crescere”, supereremo il 4% e sbarcheremo a Strasburgo. Lo ripetono come un mantra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, sperando che vengano confermati i sondaggi e il trend registrato nelle recenti consultazioni locali. Superare la soglia minima, nonché psicologica, prevista dalle elezioni europee è una sfida importante per la coppia rosso-verde che auspica di avere una fiche da ‘giocare’, come “ruolo di cerniera fra le forze di opposizione”, nella partita per la costruzione di un’alternativa al governo Meloni monopolizzata dalla competizione tra Pd e M5S.
Entrambi non si sono candidati (è una “truffa quella di Meloni e Schlein” che sanno che resteranno in Italia) e si dicono convinti che il loro programma, ‘il Coraggio di Osare’, sarà premiato perché l’Alleanza verdi e sinistra, nata in vista delle politiche del 2022, ha dato prova di “affidabilità”, non ‘scoppiando’ dopo l’esito delle urne (come invece è successo alla coppia Renzi-Calenda).
Ora l’alleanza, sostengono, è un “progetto politico” che ha rimesso a punto la sua identità tra Verdi e Sinistra italiana contestando il “governo più di destra nella storia della Repubblica”, che “non riesce a dirsi antifascista”, che “crea nuovi reati penali per sopprimere il dissenso”, spiegano. Contro un centrodestra che mette in “pericolo” la Costituzione nel “mercimonio” tra Fdi e Lega e, ora Fi, su Premierato, autonomia differenziata e riforma della Giustizia.
L’Europa si trova a un “bivio cruciale”, osservano nel loro programma. In tempi di “guerre e instabilità”, “corsa agli armamenti”, frenata sul green deal, “ritorno all’austerity e negazione dello Stato di diritto”, Bonelli e Fratoianni guardano ad un’Europa “costruttrice di pace” in un “mondo multipolare”, un’Europa “coesa e solidale” con un reddito minimo europeo, che investa sulla transizione energetica e le rinnovabili, un’Europa fondata sul lavoro e che tuteli i diritti umani e sociali. I candidati capolista ambiscono ad esserne la rappresentazione plastica: Ilaria Salis, Ignazio Marino, Mimmo Lucano, Leoluca Orlando e Cristina Guarda. I primi quattro corrono come indipendenti, ‘soffiati’ al Pd di Elly Schlein che ne aveva esplorato eventuali disponibilità.
Avs crede nella capacità di catalizzare consensi dell’insegnante Ilaria Salis. Agli arresti domiciliari in Ungheria dopo mesi di detenzione in attesa di processo, Salis ha affidato il suo biglietto da visita a una serie di cartoline su Instagram: “non sono una politica di professione, ho sempre fatto politica dal basso: nei movimenti, nelle lotte sociali e fra le persone comuni. Continuerò a dare respiro e forza ai temi e alle battaglie che hanno caratterizzato la mia storia”, con una bussola: “l’antifascismo”. Afferma di volere “opporsi alle umiliazioni, alle privazioni e ai soprusi” che i detenuti “subiscono nelle carceri d’Italia e d’Europa”.
I migranti e il Sud per Mimmo Lucano. Deluso dalle politiche Dem a guida Minniti (‘padre’ del Codice sulle navi Ong e fautore degli accordi con la Libia), l’ex sindaco di Riace si è visto riconoscere con sentenza che il suo modello di accoglienza era dettato dal desiderio di “aiutare gli ultimi”. “O c’è Riace, la nostra Riace, o c’è la loro Cutro”, sostiene. “È tempo di passare da un’ottica di emergenza a una visione di accoglienza inclusiva e sostenibile, per costruire comunità più forti e aperte”.
L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, fatto fuori dalla sua stessa maggioranza, il Pd ai tempi di Matteo Renzi premier, da chirurgo negli States, torna in politica, in sella alla sua bici, per difendere la Sanità pubblica e per lottare contro i cambiamenti climatici con un ‘pallino’: bloccare l’inceneritore “più grande di Europa” nella Capitale guidata dal dem Roberto Gualtieri.
Leoluca Orlando, sindaco durante la Primavera di Palermo, rivendica le battaglie contro la mafia, sostiene di ispirarsi a Giuseppe Dossetti e Alexandre Langer, ricorda il rapporto “antico” di “amicizia e affetto” con Nichi Vendola, e si toglie qualche sassolino: il Pd ha ceduto al “veto dei capicorrente locali”, ha replicato a chi lo accusava di essere alla ricerca di uno spazio politico.
Infine Cristina Guarda, che sui social si descrive così: “imprenditrice agricola e la più giovane eletta in Consiglio regionale Veneto. Ecologista instancabile e politica per la Giustizia climatica”.
Nei limitati spazi di visibilità di un partito che alle politiche ha avuto poco più del 3,5%, Bonelli e Fratoianni potranno fare un bilancio del sodalizio rodato in questi mesi, tra esposti (sul Ponte sullo stretto di Messina e la strage di Cutro), qualche distinguo, video-duetti e battaglie parlamentari (con 10 deputati tra cui gli stessi Bonelli e Fratoianni e quattro senatori). Augurandosi che il partito dell’astensione e la new-entry ‘Pace, terra e dignità’ di Michele Santoro e Raniero La Valle non peschino nel loro bacino elettorale.