Dell’Europa fece missione per sè e per l’Italia
Roma, 26 set. (askanews) – Quando nel 1956 e poi nel 1968 i fatti di Ungheria e Cecoslovacchia “portarono altri a lasciare il partito”, Giorgio Napolitano decise invece di “dedicarsi alla difficile impresa di far prevalere nello stesso partito altre fondamenta e altre ragioni comuni che pure c’erano”. È quanto ha sottolineato Giuliano Amato, nel suo intervento alle esequie del presidente emerito della Repubblica. “Occorreva un lungo lavoro, di radicamento nella democrazia, in Europa, in Occidente, e di questo lavoro lui fu protagonista”, ha rimarcato Amato.Un lavoro che Napolitano condusse anche “quando in Parlamento fece della prassi procedurale della democrazia il veicolo per convincere i suoi compagni del valore sostanziale della stessa democrazia. Elogiava la democrazia parlamentare, che consente, oggi direi consentiva, il confronto tra la volontà della maggioranza proponente e le idee delle opposizioni, offrendo il processo dove si incontrino e diano luogo così a una legge che non è creatura della maggioranza, ma dell’istituzione, del Parlamento”. E quando “si battè perchè si abbandonasse nel suo partito la lettura della Comunità europea come Europa dei monopoli e se ne perseguissero le finalità insieme ai partiti socialdemocratici. Dell’Europa fece una missione per sè e per l’Italia, portò lui nel Parlamento europeo Altiero Spinelli”.