“Nel corso del 2023, sono state oltre 29mila le denunce di scomparsa in Italia, e ben 22mila riguardano minori. I numeri sono diventati allarmanti. Delle 15mila persone che non sono state ritrovate, 13mila sono minori. E per la prima volta dal 1974, le persone non ritrovate hanno superato quelle ritrovate”. A dirlo è l’avvocato Alessandro Fiore, autore del libro “Il lutto sospeso – Storie umane di chi sembra sparire nel nulla” (Rubbettino editore), nel corso della presentazione del volume che si è svolta ieri pomeriggio presso il Circolo Montecitorio a Roma. La presentazione, moderata da Elena Malizia, giornalista del Tg2, ha visto la partecipazione dello sceneggiatore Gualtiero Rosella e di un operante che fa parte della squadra di investigatori dell’Area “Olindo” dello Studio Fiore.
“L’obiettivo del libro – ha spiegato l’autore – è raccontare il fenomeno, che è in netta crescita, per sensibilizzare la popolazione e creare uno spirito critico affinché si possano prevenire e contenere il più possibile le scomparse, soprattutto dei minorenni e dei bambini in particolare che, nella fascia 0-3 anni, sono le vittime più vulnerabili”.
“Le 16 denunce di scomparsa al giorno che il Commissario straordinario ha comunicato per il 2023 rappresentano numeri che raccontano perfettamente la portata del fenomeno – ha detto lo sceneggiatore Gualtiero Rosella – mentre nel libro, ciò che coinvolge è l’aspetto emotivo del lutto sospeso vissuto dai familiari delle persone scomparse”.
Degli approfondimenti prettamente tecnici si è occupato uno degli specialisti del team, la cui identità è stata coperta con un mefisto: “Il metodo dell’avvocato Fiore è modello che funziona bene, perché permette di lavorare in perfetta sinergia con le Autorità e le forze dell’ordine, affiancando ad esse le risorse e le tecniche dello studio legale, che permettono di ottenere risultati importanti, con un rapporto privilegiato con le famiglie. Oggi la tecnologia permette di effettuare accertamenti in tempo reale, ma quando ci troviamo di fronte a scomparse volontarie programmate, le tecniche di ricerca tradizionali restano le più efficaci perché mettono al centro la persona”.
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