Il regista Zanin: Peccato Giovinazzo non sia stata nominata ai Nastri
Roma, 10 giu. (askanews) – È uscito solo da qualche giorno su Netflix il nuovo film di Massimiliano Zanin ed è già entrato nella classifica dei film più visti sulla piattaforma. “The Cage – Nella gabbia”, boxing-movie adrenalinico ambientato nella spettacolare arena dell’MMA con protagonista Aurora Giovinazzo, è anche l’unico film italiano nella top ten assieme alla produzione Netflix “Ricchi a tutti i costi” con due campioni della risata come Christian De Sica e Angela Finocchiaro.
“Non era un film facile perchè serviva non solo una brava interprete ma anche un’attrice incredibilmente dotata dal punto di vista atletico per arrivare a delle scene di lotta credibili”, ha spiegato ad askanews il regista Max Zanin, commentando il grande successo ottenuto su Netflix dal suo film.
“Aurora che in realtà è una campionessa mondiale di balli caraibici oltre che una delle migliori attrici della nuova generazione, ha lavorato per mesi in palestra assieme a Desiree Popper che interpreta la sua avversaria nel film e a Valeria Solarino nel ruolo delll’allenatrice seguite da Alessio Sakara, il Legionario e dal campione di boxe Patrizio Oliva”, ha ricordato Zanin.
“Queste ragazze hanno fatto un lavoro enorme e devo dire sono rimasto stupito nel non leggere il nome di Aurora Giovinazzo nelle candidature per il Nastro d’argento alla migliore attrice – ha poi fatto notare – Si fa un gran parlare di riscatto femminile e poi, quando c’è un film che davvero parla di questo attraverso una grande interpretazione, non gli viene dato il giusto peso!”.
Filo conduttore della storia è anche e soprattutto la ricerca della libertà. Giovinazzo presta volto e corpo a Giulia, giovane lottatrice ritiratasi dopo un tragico incidente nella gabbia da combattimento, la quale sceglie di tornare a combattere mettendo in discussione la propria vita e la propria storia d’amore. La sua è un’interpretazione potente e “senza dubbio insolita almeno per il cinema italiano”, ha spiegato ancora il regista, dove abbiamo ottime interpreti femminili “bravissime a versare lacrime e a mostrare le fragilità ma molto più rare sono quelle capaci di esprimersi in ruoli di donne forti”.
“Ovviamente il fatto che il film sia tra i più visti su Netflix non fa che rafforzare l’impressione che tra il pubblico e la critica ci sia un solco sempre più profondo. Forse il fatto che nel mio film siano accostati temi come sangue e pugni al corpo femminile e che questo avvenga attraverso una scelta deliberata della protagonista, potrebbe aver urtato qualche animo sensibile”, ha denunciato Zanin.
Nel film infatti si racconta una storia sportiva a tinte forti, senza risparmiare sugli effetti tra ferite e sangue a fiotti, parallelamente al racconto più intimo che mette in luce il percorso verso la libertà della protagonista. Un’uscita dalle gabbie che la vita e chi ci sta accanto ci costruiscono attorno senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Un tema attuale che ha a che fare e molto, con quanto succede troppo spesso quando una donna tenta di uscire da alcune situazioni, per esempio una storia d’amore che finisce.
“Mi sono reso conto di aver fatto un film decisamente femminista che in effetti sta piacendo molto al pubblico femminile. Mi hanno scritto molte ragazze dicendomi che stavano vivendo proprio una storia simile a quella raccontata nel film – ha rivelato il regista, che per anni è stato lo sceneggiatore di Tinto Brass – Inizialmente non capivo, credevo si riferissero allo sport, magari che avessero il sogno di fare le lottatrici professioniste, invece quello in cui molte si identificano è il rapporto tra la protagonista e il fidanzato possessivo che la tratta come una proprietà privata. Mi sembra un aspetto interessante sul quale fermarsi a riflettere. Molte donne si sentono chiuse nella gabbia di un rapporto amoroso all’interno del quale si sentono sminuite, svalorizzate, con le ali tarpate. E la protagonista di The Cage che ne esce a suon di pugni, facendo infine quello per cui si sente nata, sembra indicare a più di qualche ragazza una strada da percorrere”.